... non come questa ma c'èlabiamo un' auto

sabato 17 luglio 2010

dalle berline passiamo alle utilitarie come Opel e Fiat.

Storia [modifica]

Adam Opel fondatore dell'omonima Casa automobilistica tedesca

Fondata nel 1862 da Adam Opel per costruire macchine per cucire, diversificò la produzione anche verso il settore delle biciclette, ma si dovette attendere la morte del fondatore prima che gli eredi iniziassero, nel 1898, ad interessarsi del settore delle quattro ruote.

Venne a quel punto stretto un accordo con il francese Alexandre Darracq della società omonima (conosciuto anche in Italia per aver fondato la Società Italiana Automobili Darracq che, in seguito, diventerà l'Alfa Romeo) per costruire sotto il nome Opel-Darracq delle autovetture su licenza, utilizzando il telaio francese per installare delle carrozzerie tedesche sopra ad un motore 2 cilindri. Ai cinque figli del fondatore Opel, questa fase dell'impresa andò meglio rispetto al primo tentativo fatto con l'acquisizione della Anhaltische Motorwagenfabrik di Friedrich Lutzmann, azienda che dal 1894 produceva grandi automobili simili alle Benz di allora (la prima fase si interruppe per l'impossibilità di continuare a lavorare con lo stesso Lutzmann).

Un logo storico della Opel degli anni trenta

Nel 1929 la Opel entrò a far parte del gruppo General Motors e, fino alla sua cessione definitiva, ha costituito il principale produttore di veicoli al di fuori degli USA. Infatti si dette spesso all'azienda tedesca la progettazione di veicoli venduti anche sotto altri marchi come Vauxhall in Gran Bretagna, Holden in Australia e Chevrolet in America latina. Del lungo elenco di modelli fanno ad esempio parte le recenti Opel Corsa, Astra e Vectra. Al momento del passaggio nelle mani americane, Georg von Opel, ultimo rampollo dei fondatori della Casa automobilistica, aveva 17 anni e ricevette, come quota parte, l'equivalente di quasi venti milioni di lire.

Nel 1939, alla vigilia della guerra, il Presidente della GM, Alfred P. Sloan, pubblicamente motivava il fatto di fare affari nella Germania di Hitler, sottolineando la natura altamente vantaggiosa delle operazioni della GM sotto il Terzo Reich.[2]

La fabbrica Opel della GM a Rüsselsheim, nei pressi di Mainz, otteneva un crescente successo. La sua quota di mercato tedesco dell’automobile balzava dal 35% nel 1933 a più del 50% nel 1935, e la succursale GM, che aveva perso denaro all’inizio degli anni Trenta, divenne redditizia grazie al boom economico prodotto dal programma di riarmo di Hitler. Nel 1938 venivano registrati profitti per 35 milioni di marchi RM — quasi 14 milioni di dollari (USA). [3]

Una Olympia Rekord del 1955

Al termine del conflitto, la Casa di Rüsselsheim riprese la propria attività con una versione riaggiornata della media Olympia il primo autoveicolo tedesco con la carrozzeria in acciaio di tipo portante prodotto in serie. La sua particolare carrozzeria, un brevetto della Opel, presentava una serie di importanti vantaggi: peso più contenuto, maggiore sicurezza passiva e buona aerodinamica, in listino già da qualche anno prima dello scoppio del conflitto e che riscosse un buon successo di vendite. Contemporaneamente lanciò una versione aggiornata anche della sua vettura di fascia alta, la Kapitän, la quale finì per andare ad occupare anche la fascia di lusso, dati i tempi economicamente difficili un po' in tutta Europa: nonostante tale scenario, la Kapitän non poté considerarsi un fiasco e fu prodotta in diverse serie fino al 1963, ed in oltre 400 mila esemplari, prima di lasciare il posto alle nuova generazioni di Kapitän.
All'inizio degli anni sessanta vide la luce la Kadett, totalmente nuova rispetto al modello degli anni trenta e molto più moderna. Essa rappresentò la prima serie di una fortunatissima dinastia di vetture di fascia medio-bassa, che sarebbe stata prodotta per oltre trent'anni.
Sempre all'inizio degli anni '60, la Olympia Rekord, già erede delle Olympia dell'immediato dopoguerra uscite di produzione nel 1953, fu sostituita dalla Opel Rekord, capostipite di una dinastia di vetture di alta e medio-alta, prodotte fino al 1986. Inizialmente, comunque, la Rekord si propose come vettura di fascia medio-alta.

Alla fine del decennio, arrivarono le Opel GT, sportive dalla linea americaneggiante che strizzava l'occhio alle contemporanee Chevrolet Corvette. Le sue straordinarie prestazioni portarono più volte la GT alla ribalta dell'attenzione pubblica. Nel 1971 una speciale versione di questo modello, azionata da due motori a corrente continua da 140 kW, frutto della collaborazione tra Opel, Bosch, Continental e Varta, fece registrare 6 record mondiali e raggiunse una velocità massima di 188 km/h sul circuito tedesco di Hockenheim. Tale vettura sarebbe stata in seguito sostituita negli anni settanta dalla Opel Manta.

Sempre all'inizio degli anni '70, la Rekord ha visto i suoi propulsori aumentare di cilindrata e passare dagli originari 1.5 litri a ben 1.9 e 2.2 litri sulle versioni di punta. Era chiaro che la vettura ora ambiva a fasce di mercato più alte e che quindi il suo posto originale rimaneva vacante. Perciò fu introdotta la Ascona, una nuova vettura di fascia medio-alta.

Una Kadett C, ossia la quarta serie

Mentre le nuove generazioni di ammiraglie, la Kapitän, la Commodore, la Diplomat e la Admiral, facevano fatica a riscuotere successi, le tre vetture di base della gamma Opel, la Kadett, la Ascona e la Rekord, macinavano vendite su vendite e buone soddisfazioni commerciali dava anche la Manta.

Si provò anche a rinfrescare il settore delle ammiraglie, sostituendo i modelli già in listino con la Senator, la nuova Commodore e la coupé Monza, ma senza successo.

Una Corsa prima serie, vettura di enorme successo

Si arrivò così al 1982, anno in cui fu lanciata la prima moderna utilitaria Opel: la Corsa che ottenne un enorme successo e che, attraverso successive generazioni ed evoluzioni, sarebbe arrivata anche ai giorni nostri.

Nel 1986, la Rekord venne rimpiazzata dalla Omega, mentre due anni più tardi, la Ascona viene rimpiazzata dalla Vectra che nel 1990 fu la vettura media più venduta in Europa ed al tempo stesso anche la media di maggior successo nella storia della Opel con circa 2,5 milioni di esemplari venduti.

Nel 1990, invece, viene lanciata la sostituta della Opel Manta, ossia la Calibra, che otterrà un enorme successo in dieci anni di produzione conquistando la "leadership" nel segmento delle sportive: i 238.647 esemplari fino al 1997 sono la dimostrazione dell'enorme popolarità di questa coupé. Sempre nel 1990 la Opel con la consulenza della Lotus partorì una versione supervitaminizzata della sua ammiraglia Omega che passò alla storia, la Opel Omega Lotus, che fu la berlina quattro porte più veloce del mondo con i 283 km orari di velocità massima e i 5,40 s impiegati per raggiungere i 100 km/h.

Il successo Opel nel settore delle coupé si rinnoverà a metà degli anni novanta con il successo della Tigra, su base Corsa e che diverrà una delle vetture preferite dai giovani. Durante la prima metà degli anni '90, la Kadett fu sostituita dalla Astra.

Gli anni '90 sono stati contrassegnati dall'introduzione di molti nuovi modelli. Al Salone di Ginevra del Marzo 1991 la Opel presentò il suo primo fuoristrada la Frontera con un buon successo di mercato. Inosservata invece fu la Sintra, primo tentativo della Opel di inserirsi nel mercato delle monovolume. Il 24 aprile 1989 la Opel decise che da quel giorno tutte le sue vetture sarebbero state disponibili per il pubblico anche con marmitta catalitica.

Una Opel Frontera seconda serie

La Casa tedesca era quindi la prima a proporre sul mercato europeo una completa gamma di modelli catalizzati. Con questa iniziativa anticipava spontaneamente future normative comunitarie sottolineando il proprio ruolo di precursore nel campo della protezione ambientale. Alla fine degli anni 1990, la Opel Omega uscì di produzione non più rimpiazzata da alcun modello.

Una Opel Zafira seconda serie

Nel 1999 fu lanciata la Zafira, nuovo tentativo della Opel di inserirsi nel mercato delle monovolume, ma questa volta coronato da un enorme successo poiché riuscì a ridefinire i concetti di stabilità di marcia e flessibilità nella sua categoria.

I primi anni del nuovo secolo videro l'arrivo delle piccole monovolume Agila e Meriva, nonché l'arrivo della sportiva Speedster, sostituita pochi anni dopo dalla Opel GT, che riprese il nome della mitica coupé del 1968, pur essendo un modello completamente diverso in tutto.

Oggi la Opel è una delle principali imprese tedesche. Dal 7 dicembre 2005 Opel non è più una società per azioni ma una società a responsabilità limitata (GmbH). D-65423 Rüsselsheim HRB-Nr./Commercial Register No: 84283

Successi sportivi [modifica]

La Opel nel corso degli anni ha riscosso molto successo anche nelle competizioni sportive dove fece la sua prima apparizione con una Opel Patent-Motorwagen System Lutzmann nel 1899. Nel 1901 la Casa tedesca ottenne la sua prima vittoria aggiudicandosi la gara in salita di Königsstuhl. Nel 1913,la opel sviluppo un rivoluzionario 4 cilindri a 16 valvole per le corse da gran premio e nel 1914 del più grande motore Opel mai realizzato: un "mostro" di 12.300 cc destinato alle competizioni sportive ed a tentativi di record, sviluppava 260 cv, una potenza elevatissima per quell'epoca.

Una Kadett GTE da competizione
Con l'Ascona conquistò, nel 1974, il titolo europeo rally e nel 1982 permise al suo pilota di vincere il titolo di campione del mondo Piloti, vincendo il rally di Monte Carlo con Walter Roehrl e Christian Geistdörfer. Nel 1996 Manuel Reuter e la Opel Calibra vinsero il titolo piloti e quello costruttori nel campionato ITC (International Touring Championship). In Formula 3 è impegnata dal 1990 con i suoi motori a 16 valvole e ha conquistato 16 titoli nazionali, 5 dei quali in Italia e 4 in Germania. Più di una dozzina di giovani piloti è arrivata in Formula 1 partendo dalla formula Opel tra cui Mika Häkkinen, Rubens Barrichello e David Coulthard . Nel 1998 la Vectra ha vinto nel Campionato Tedesco Turismo. La Opel ha abbandonato nel 2005 la partecipazione al Campionato Tedesco Turismo a causa dei tagli al bilancio della casa madre General Motors.

ria e direzione aziendale [modifica]

L'azienda nacque dalla comune volontà di una decina tra aristocratici, possidenti, imprenditori e professionisti torinesi di impiantare una fabbrica per la produzione di automobili.

L'idea di produrre automobili su scala industriale era venuta agli amici Emanuele Cacherano di Bricherasio e Cesare Goria Gatti (già fondatori dell'ACI Automobile Club d'Italia) che avevano precedentemente costituito e finanziato la "Accomandita Ceirano & C.", finalizzata alla costruzione della "Welleyes", un'automobile progettata dall'ing. Aristide Faccioli e costruita artigianalmente da Giovanni Battista Ceirano.

Visto il successo ottenuto dalla "Welleyes" alla sua presentazione, Bricherasio e Gatti proposero ad un gruppo di conoscenti di acquisire le esperienze, le maestranze e la competenza della "Accomandita Ceirano & C." per trasferirle su scala industriale, come già avveniva nella fabbriche dell'Europa settentrionale.

Oltre ai due promotori, si mostrarono disposti a partecipare il conte Roberto Biscaretti di Ruffia, il marchese Alfonso Ferrero di Ventimiglia, il banchiere e industriale della seta Michele Ceriana-Mayneri, l'avvocato Carlo Racca, il possidente Lodovico Scarfiotti, l'agente di cambio Luigi Damevino e l'industriale della cera Michele Lanza.

Atto Costitutivo della Fiat - 11 luglio 1899

Il gruppo di notabili, dopo vari incontri per fissare le linee dell'accordo tenuti nel Caffé Burello e dopo aver ottenuto l'appoggio finanziario del "Banco di Sconto e Sete" di Torino, si riunì a Palazzo Bricherasio per sottoscrivere l'atto di "Costituzione della Società Anonima Fabbrica Italiana di Automobili" redatto dal Cav. Dott. Ernesto Torretta, Notaio Patrimoniale della Real Casa: era l'11 luglio 1899. I soci versarono un capitale di 800.000 lire in 4.000 azioni (circa 10 milioni di euro attuali) ed affidarono la presidenza a Ludovico Scarfiotti.

Occorre aggiungere che, il giorno precedente alla costituzione della società, Michele Lanza decise di ritirarsi, abbandonando il sodalizio. Lanza aveva già realizzato in proprio, nel 1895, una delle prime automobili italiane e, ben conoscendo le difficoltà tecniche a cui si andava incontro, riteneva inopportuno escludere Giovanni Battista Ceirano dalla società, principale esperto meccanico, per mere questioni di rango. Parte della quota azionaria destinata a Lanza venne assunta dal possidente Giovanni Agnelli, coinvolto in extremis dell'amico ed ex commilitone Scarfiotti, mentre la rimanente quota azionaria venne sostenuta dal Banco di Sconto e Sete.

Durante la prima seduta, il consiglio d'amministrazione della neonata FIAT deliberò l'acquisto dell'"Accomandita Ceirano & C.", liquidando Ceirano con la somma di 30.000 lire, per riassumerlo quale agente di vendita.
La prima vettura costruita dalla FIAT fu il modello "3½ HP", copia della "Welleyes" e prodotta in 8 esemplari nel corso del 1899.

La FIAT iniziò la costruzione del famoso stabilimento produttivo denominato Lingotto nel 1916 e lo fece entrare in funzione nel 1923.

Dopo un primo periodo di difficile sviluppo, segnato da diverse ricapitalizzazioni e da modifiche nella composizione del capitale azionario (non sempre in maniera pacifica ma anche sfociate in processi clamorosi per l'epoca), la proprietà della casa automobilistica viene assunta quasi integralmente da Giovanni Agnelli, che diventerà senatore durante il Fascismo e resterà a capo dell'azienda sino al termine della seconda guerra mondiale.

Dopo aver rischiato di perdere la proprietà dell'azienda per la propria compromissione con il regime fascista, Agnelli passa il comando a Valletta, essendo l'unico figlio maschio, Edoardo, morto in un incidente aereo. Valletta, uomo di qualità non comuni, si occupò di reggere per conto della famiglia Agnelli una delle poche aziende italiane non completamente inginocchiate dalla disfatta, riuscì a farla rialzare e contemporaneamente fornì l'opportuna preparazione al ruolo che appena possibile avrebbe dovuto assumere il giovane discendente "primo in linea dinastica" (definizione attribuita a Montanelli).

Gianni Agnelli, l'erede, divenne presidente della FIAT nel 1966 e lo rimase fino al compimento del 75° compleanno, quando le norme statutarie lo obbligarono a cedere la presidenza.

La carica viene assunta prima (1996) dall'ex amministratore delegato Cesare Romiti e poi (1998) da un dirigente genovese che per molti anni ha lavorato alla General Electric negli USA, Paolo Fresco.

La crisi del gruppo porta il fratello Umberto alla presidenza (2003); dopo la morte di Umberto è la volta (2004) di Luca Cordero di Montezemolo; l'erede designato dalla famiglia Agnelli, John Elkann, è stato nominato vice presidente all'età di 28 anni e altri membri della famiglia fanno parte del consiglio di amministrazione. L'Amministratore Delegato, Giuseppe Morchio, dimissionario, è stato sostituito da Sergio Marchionne, che lo ha sostituito dal 1 giugno 2004.

La gestione di Gianni Agnelli incrementò notevolmente la vocazione multinazionale e plurisettoriale dell'azienda; una vocazione che affondava le proprie radici nelle realtà industriali create dalla Fiat in tutta Europa, già nel primo ventennio del secolo. La crescita, certo aiutata anche dal cosiddetto "boom economico" degli anni sessanta, fu rilevante sia in campo nazionale che nei mercati esteri.

Le attività e le strategie del gruppo, in origine dirette alla sola produzione industriale di autovetture (e poco dopo anche di veicoli industriali e agricoli), con il passare del tempo ed a causa delle mutate condizioni di mercato e del consolidato assetto di gruppo, sono andate verso una diversificazione in molti altri settori. Il gruppo ha al momento attività in una vasta gamma di settori dell'industria e nei servizi finanziari.

Si tratta del maggiore gruppo aziendale italiano, che vanta inoltre significative attività anche all'estero, dove è presente in 61 nazioni con 1063 aziende che impiegano oltre 223.000 persone, 111.000 delle quali al di fuori dell'Italia.

Modelli pre-bellici e bellici [modifica]

La prima produzione di autovetture, datata 1900, avvenne con l'utilizzo di 150 operai nello stabilimento in Corso Dante a Torino. Da lì uscirono 24 autoveicoli modello Fiat 3/12hp, di cui una curiosità era la mancanza della retromarcia. Ancora nel 1903 la produzione era limitata a 103 pezzi di auto.

Il primo Taxi Italiano

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Il primo Taxi Italiano su base Fiat Tipo 1

Al 1902 risale anche la prima affermazione della casa nelle competizioni automobilistiche, quando, con alla guida Vincenzo Lancia si aggiudica una gara locale piemontese la Torino Sassi-Superga.

Sempre al primo decennio del XX secolo risalgono le prime diversificazioni della Fiat nel campo dei veicoli commerciali, dei tram, degli autocarri e dei motori marini. La società inizia anche un'attività all'estero con la fondazione nel 1908 della Fiat Automobile Co negli Stati Uniti e la successiva costruzione nel 1909 dello stabilimento di Poughkeepsie; nel frattempo si amplia anche il numero delle persone occupate, giunte a 2500 unità nel 1906. Nel 1908 viene messa in produzione la Fiat 1 Fiacre, prima autovettura destinata alla funzione di taxi e di cui vennero esportati numerosi esemplari nelle più importanti città come Parigi, Londra e New York.

Poco prima dello scoppio della prima guerra mondiale, la società torinese rinnova totalmente la gamma di autovetture in produzione con la presentazione dei modelli 1, 2, 3, 4, 5, 6; di questi modelli va ricordata la presenza dei primi esempi di batteria e di trasmissione a cardano. Nel 1911 l'azienda si cimenta nella costruzione di un autoveicolo specifico per battere il record mondiale di velocità: a tal fine costruisce la Fiat 300 hp Record, un'auto di quasi 29.000 cc e 290 cv di potenza, in grado di sfiorare i 300 km/h.

Una Fiat 509

Sempre prima dello scoppio della guerra l'azienda madre fonda la Fiat lubrificanti, allarga le sue attività estere con l'apertura di una società in Russia e inizia la produzione in serie della Fiat Zero di cui costruirà circa 2000 esemplari, forniti anche di impianto elettrico. Naturalmente la produzione civile viene quasi completamente convertita ad uso bellico durante il conflitto e il modello Fiat 501 viene assemblato soprattutto per il Regio Esercito.

Alla ripresa produttiva post bellica nel 1919 l'azienda torinese presenta la Fiat 501 ad uso civile, di cui riesce a mettere sul mercato quasi 45.000 unità. Nel frattempo prosegue anche la diversificazione nel campo dei veicoli industriale e dell'accessoristica; quest'ultima rappresentata dalla fondazione della Magneti-Marelli.

Dopo la visita del Senatore Agnelli agli stabilimenti della Ford, fondata da Henry Ford nel 1903 negli USA, appare evidente che l'unica via percorribile sia quella di operare in serie, attraverso la catena di montaggio. Le prime manifestazioni del nuovo metodo di costruzione sono evidenti dopo l'inaugurazione del Lingotto, modernissimo stabilimento di 153.000 m2, disposto su 5 piani e con la presenza sul tetto di una pista di prova per i nuovi modelli.

I modelli in produzione negli anni 1920 spaziano dall'utilitaria Fiat 509 alla lussuosa berlina Fiat 529 equipaggiata di freni su tutte le 4 ruote e di volante regolabile. Una innovazione tecnologica importante è quella del 1928 dove la Fiat, prima al mondo, utilizza l'alluminio per la costruzione delle teste dei motori.

Fiat 500 Topolino

Il decennio antecedente lo scoppio della seconda guerra mondiale è caratterizzato dalla politica autarchica voluta da Mussolini che impedisce uno sviluppo all'estero dell'azienda, ma che aiuta nell'espansione sul mercato interno. È di questo periodo il debutto della Fiat 508 Balilla, presentata nel 1932, inizialmente fornita di cambio a 3 marce e in un secondo tempo (dal 1934) con uno più moderno a 4, che segna il nuovo record di produzione per la Fiat con oltre 110.000 esemplari. Pochi anni dopo il record verrà sbriciolato con la Fiat 500, conosciuta nella prima versione con il nomignolo di Topolino e che, presentata nel 1936, in un ventennio di produzione riuscì a raggiungere l'invidiabile cifra di oltre 500.000 unità.

Fiat 1100

Appena prima dello scoppio della guerra viene inaugurato anche il nuovo stabilimento di Mirafiori dove viene iniziata la turnazione del lavoro sull'arco delle 24 ore.

Un modello che non può essere dimenticato è la Fiat 6 cilindri 1500, lanciata alla fine del 1935, che si distingue per una innovativa linea aerodinamica e filante della carrozzeria; questa nuova linea, molto accattivante, sarà estesa (ovviamente in formato ridotto) dalla Topolino nel 1936 e dalla Fiat Nuova Balilla 1100, la prima Fiat a fregiarsi del titolo di 1100,che sarà immessa sul mercato nel giugno 1937. L'ultimo prodotto anteguerra - uscito nel 1938 - è l'ammiraglia Fiat 2800: per ovvie ragioni (la natura stessa della vettura e lo scoppio della seconda guerra mondiale) questo modello, che inaugura, in casa Fiat, una nuova forma del cofano (un muso detto a spartivento) sarà costruito (anche in versione "militare") in soli 621 esemplari sino al 1944.

La seconda guerra mondiale porta ad una drastica riduzione della produzione di autovetture con una conversione delle linee alla costruzione di veicoli commerciali richiesti dalla macchina bellica. Gli impianti subiscono gravissimi danni a causa dei bombardamenti e vengono pressoché fermati.

La produzione Fiat del dopoguerra [modifica]

La 500 B trasformabile del 1948: la vettura ed il posto di guida. Si noti la doppia racchetta del tergicristallo, in pratica l'unico particolare (assieme al sistema d'apertura del cofano motore) che consente di distinguere la 500 B dalla precedente 500, dotata di racchetta unica

La fine del conflitto mondiale lascia un cumulo di macerie degli impianti industriali e si somma, per l'azienda, alla morte del suo co-fondatore e il conseguente passaggio della dirigenza all'ing. Valletta: solo nel 1948 e grazie agli aiuti stanziati dal Piano Marshall terminano i lavori di ricostruzione degli stabilimenti e riprende in pieno la produzione di autovetture. Già sul finire del 1945, comunque, cominciano a lasciare la fabbrica le prime autovetture: la gamma è quella dell'anteguerra (decurtata della grossa "2800" da rappresentanza) e comprende dunque tre modelli di base: la 500 "Topolino", la 1100 e la sei cilindri 1500.

Nel 1948, alla fine di giugno, si ha il primo rinnovamento del dopoguerra: nasce la 500 B, che differisce dalla precedente soprattutto per una modifica al sistema di distribuzione del motore, che passa dalle "valvole laterali" alle più moderne ed efficienti "valvole in testa", con un guadagno di potenza (da 13 a 16 HP) e di velocità (da 85 a 95 km/h). Praticamente inalterata appare invece la carrozzeria. Meno di tre mesi dopo, nel settembre del 1948, esce la prima "station wagon" italiana prodotta in serie: si tratta della 500 B "Giardiniera" che, sulla meccanica della 500 B appena immessa sul mercato, monta una carrozzeria molto originale (allora definita "giardiniera") caratterizzata dalle fiancate in legno: la vetturetta offre una abitabilità di 4 posti "veri" più un discreto bagagliaio, non male per una vetturetta di appena 570 cm3. Contemporaneamente, anche i modelli superiori, 1100 e 1500, vengono "aggiornati" ed assumono le nuove denominazioni di "1100 B" e di "1500 D".

Nel 1949 la Topolino cambia vestito e diventa 500 C. A marzo, la nuova versione viene esposta in anteprima al Salone Internazionale dell'Auto di Ginevra: la meccanica è praticamente invariata, mentre la carrozzeria abbandona i fanali sporgenti dai parafanghi e si fa più arrotondata e moderna. La stessa modifica interessa ovviamente anche la versione "Giardiniera". La presentazione in Italia delle due versioni avviene due mesi dopo, nel maggio 1949.

La Fiat 1500 E berlina del 1949/50

Alla Fiera del Levante di Bari, nel settembre 1949, il rinnovamento riguarda la 1100 e la 1500, la cui denominazione assume il suffisso "E": se per la 1100 il rinnovamento è opportuno e comprensibile in quanto il modello è destinato a rimanere in produzione ancora a lungo, lo stesso non si può dire per la sorella maggiore 1500, dal momento che è imminente il lancio dell'erede, la 1400, che nascerà appena sei/sette mesi dopo. Comunque, tanto la 1100 E quanto la 1500 E si differenziano dalle precedenti 1100 B e 1500 D per alcune modifiche estetiche determinate soprattutto dalla scomparsa della ruota di scorta esterna, ora alloggiata in un apposito vano (avente anche funzioni di bagagliaio) che è accessibile dall'esterno e che viene ad integrarsi nella parte posteriore della carrozzeria. Altre modifiche riguardano i paraurti (irrobustiti) e l'adozione del comando del cambio con leva al volante, secondo l'imperante moda "americana".

La Fiat 8V nella sua prima versione nel marzo 1952

Solo nel 1950 avviene la presentazione di un modello veramente nuovo, la Fiat 1400, che manda definitivamente in pensione la pur valida sei cilindri 1500; sarà il primo modello con carrozzeria portante e fornito di serie di impianto di riscaldamento. Negli anni immediatamente successivi verranno presentati anche dei veicoli "inusuali" nella produzione dell'azienda fino ad allora: nel 1951 esce la la Fiat Campagnola, mezzo fuoristrada di derivazione della statunitense Jeep utilizzata dall'esercito americano durante la guerra, mentre l'anno dopo (1952) è la volta della Fiat 8V, una berlinetta sportiva a 2 posti caratterizzata dalle sospensioni a 4 ruote indipendenti, novità per l'azienda torinese. Altro traguardo importante raggiunto nel 1951 è rappresentato dalla presentazione di un aereo il modello G80, primo jet costruito in Italia.

Nel campo delle utilitarie, il Salone di Bruxelles del gennaio 1952 tiene a battesimo la nuova versione "station wagon" della 500 C, definita "Belvedere" e caratterizzata dalla carrozzeria interamente metallica (la precedente "Giardiniera" aveva le fiancate in legno/masonite)

La Fiat Campagnola (con motore diesel) del 1953

Il 1952 non è un anno particolarmente ricco di novità, tuttavia - oltre alla Belvedere metallica ed alla sportiva 8V - vede la luce il modello 1900 nelle due versioni: la berlina (quasi identica alla 1400 ma con mascherina con più cromature, lunotto ampliato ed interni più lussuosi) e la due porte denominata "Granluce". La nuova 1900 è caratterizzata, tecnicamente, dalla adozione di uno speciale giunto idraulico che rende più fluida e pastosa la marcia.

Da segnalare ancora che, a fine anno, l'autocarro leggero Fiat 615 viene venduto anche con motorizzazione diesel, un piccolo propulsore di 1,9 litri alimentato a gasolio che equipaggerà, l'anno dopo, la prima autovettura diesel della Fiat, la 1400 Diesel.

Nel 1953 l'occupazione negli stabilimenti raggiunge la cifra di 71.000 unità mentre nel campo della tecnica viene prodotta la prima versione della Fiat 1400 con motorizzazione Diesel ripresa dall'autocarro leggero tipo 615. Dello stesso anno è la commercializzazione del modello Fiat 1100 nella sua nuova edizione a struttura portante denominato e conosciuto come "modello 103" e considerato un po' come l'erede della 508 Balilla. Di questo fortunato modello, destinato a recitare una parte da protagonista tra i modelli Fiat per oltre quindici anni (sarà sostituito dalla 128 nel 1969), esce anche, a fine anno, la versione "spinta" TV (Turismo Veloce) seguita, all'inizio del'54, dalla station-wagon (Familiare la definizione dell'epoca)

Nel 1954 la Fiat non presenta grandi novità: al Salone di Torino di primavera, a parte la vettura sperimentale a Turbina (esposta più che altro per scopi pubblicitari) vengono presentate le nuove 1400/1900 nella serie contrassegnata dal suffisso "A" e caratterizzata da una carrozzeria ammodernata e da alcune piccole modifiche meccaniche

Fiat Nuova 500

Il 1955 è caratterizzato dal pensionamento della 500 C e dalla presentazione della Fiat 600, primo modello che veramente darà inizio alla motorizzazione di massa degli italiani, che sarà seguita nel 1956 dalla originalissima derivata Fiat 600 Multipla, prima "monovolume" italiana.

Il 1956, Multipla a parte, vede uscire una nuova serie di 1400/1900 (tipo "B") e di 1100/103 (tipo "E") mentre il 1957 è l'anno che segna la nascita della Nuova 500 e di una nuova serie di 1100/103 con "codine" più lunghe pronunciate (definita anche come "modello'58" questa serie di 103, che segue alla "E" del'56, viene curiosamente contraddistinta ufficialmente dal suffisso "D").

Alla fine del 1957 esce anche, in sostituzione della 1100/103 TV, la meno sportiva ma più lussuosa Fiat 1200 "granluce", che, pur sostanzialmente basata sul corpo vettura della 1100/103, ha un padiglione assai più moderno e luminoso. Le vendite della 1200 inizieranno nel 1958, anno che non registra alcuna novità di rilievo in casa Fiat.

Il decennio si chiude, nel 1959 con la cessazione delle ormai superate 1400/1900, sostituite dalle modernissime ancorché "spigolose" 1800/2100.

Nel 1961 ad andare in pensione un po' precocemente è invece il tipo 1200, sostituito dalla 1300/1500.

Modelli anni '60 [modifica]

Nell'arco di pochi anni la società cerca di coprire le varie richieste degli automobilisti spaziando dalle piccole cilindrate alle grandi berline e presentando i vari modelli con allestimenti berlina, giardinetta, coupé e spider, diventando, in quanto azienda automobilistica più grande, uno dei perni del cosiddetto boom economico di quegli anni.

Fiat 850

Nel 1964 viene messa in produzione un'altra autovettura destinata ad un notevole successo, la Fiat 850, nella sua classica versione berlina e in quelle, altrettanto di successo, coupé e spyder. Nel 1966, stesso anno in cui avviene il passaggio di consegne tra Valletta e l'avv. Gianni Agnelli, viene presentata la vettura più sportiva della gamma, la Fiat Dino progettata in parte con la Ferrari che ne presenta un modello omologo.

I primi anni della nuova gestione sono caratterizzati da nuovi modelli che man mano sostituiscono quelli prodotti nel primo dopoguerra, presentando nel 1967 la Fiat 124 che riesce a fregiarsi del titolo di Auto dell'anno e sulla cui meccanica la Pininfarina crea un modello spider molto apprezzato. Nel 1967 esce la Fiat 125 e contemporaneamente l'azienda intensifica la sua presenza produttiva nel Sud Italia; inoltre acquista parte della Ferrari e la totalità della Lancia. Il 1969 vede la presentazione della prima autovettura torinese con il motore e la trazione anteriori, la Fiat 128, anch'essa destinata ad un buon successo di vendita e a fregiarsi del titolo di Auto dell'anno. Dello stesso anno è anche la Fiat 130 ammiraglia della casa con il suo motore da 2900 cc.

Modelli anni '70 [modifica]

L'inizio degli anni settanta, oltre che rappresentare l'inizio della produzione di autovetture all'estero con l'inaugurazione dello stabilimento in Unione Sovietica, vede la presentazione sui mercati mondiali del modello Fiat 127, erede della Fiat 850 e di cui, nei soli primi 3 anni di produzione, ne verranno costruiti oltre un milione di esemplari.

Fiat 127

Il 1972 porta contemporaneamente nuovi modelli in vari segmenti di mercato, quello delle utilitarie con la sostituzione della Fiat Nuova 500 (ormai versione R-Rinnovata) con la nuova Fiat 126, quello delle berline di gamma alta con la Fiat 132 e quello delle autovetture sportive con la Fiat X1/9 (progettata e costruita da Bertone). Dopo alcuni anni di poche novità significative, dovuto anche alle prime crisi petrolifere, esce nel 1974 la sostituta della Fiat 124, la nuova Fiat 131 assemblata nello stabilimento di Mirafiori con l'uso di nuove tecnologie in parte robotizzate, e la Fiat 133 un non riuscito mix fra 127 e 126 prodotta e venduta solo all'estero (Spagna e Argentina).

Nel 1978 entra in produzione la Fiat Ritmo, autovettura che si distacca notevolmente nelle linee da tutta la produzione precedente e che ha la caratteristica curiosa di dover essere messa sul mercato degli Stati Uniti con un altro nome, Fiat Strada, a causa della presenza sul mercato di un tipo omonimo di profilattici.

Fiat Auto S.p.A. [modifica]

In questo stesso anno l'azienda subisce un radicale cambiamento di struttura con la creazione della Fiat Auto Spa sotto cui vengono raggruppate tutte le aziende del gruppo attive nel comparto automobilistico (Fiat, Lancia, Autobianchi e Abarth) ad eccezione della Ferrari che, insieme alla Maserati quando questa sarà rilevata dal gruppo torinese, fa capo direttamente alla holding, scindendo le attività collaterali in nuove ragioni sociali come Fiat Ferroviaria, Fiat Avio e Fiat Trattori. Nel frattempo anche tutta la produzione di veicoli industriali aveva perso la denominazione di Fiat per essere inglobata nel marchio Iveco.

Modelli anni '80 [modifica]

L'inizio degli anni ottanta presentano un ulteriore ringiovanimento della gamma con le Fiat Panda del 1980 (design di Giugiaro) che si instaura tra 127 e 126. La Fiat Argenta in sostituzione della Fiat 132 nel 1981 che si rivela una rivisitazione generale. La Fiat Regata che prende il posto della Fiat 131 nel 1983 derivata dalla Ritmo.

FIAT Uno prima serie

Forse un capitolo a parte merita la presentazione, datata 1983 della Fiat Uno (design di Giugiaro), degno successore della Fiat 127, si merita anch'essa il titolo di Auto dell'anno, è la prima autovettura della casa il cui motore, il FIRE 1000, è prodotto negli stabilimenti di Termoli (aperti nel 1972 e considerati importanti sul fronte motori) ed è a tutt'oggi il modello Fiat che vanta il più grande numero di esemplari costruiti, oltre 8.000.000.

Nel 1985 vede la luce il primo esemplare frutto della collaborazione tra le aziende del gruppo, utilizzando la stessa meccanica, la Fiat presenta la Croma (design di Giugiaro), contemporaneamente alla Lancia Thema e alla Alfa Romeo 164 (design di Pininfarina). Di quel progetto faceva parte anche la Saab 9000.

Nel 1988 esce la Fiat Tipo che va a sostituire, nel campo delle berline di media cilindrata, la Fiat Ritmo, seguita a distanza di due anni dalla presentazione della Fiat Tempra, altro progetto di collaborazione con la Alfa Romeo 155, e la Lancia Dedra.

Sempre del 1988 è la presentazione di un altro modello che ha fatto la storia, dell'azienda Fiat, la Fiat Duna, un'autovettura, nata e prodotta in Brasile dove ha avuto molto successo, al contrario una volta importata in italia si rivelò un fiasco commerciale.

Modelli anni '90 [modifica]

FIAT Punto

Gli anni novanta sono caratterizzati dall' entrata in produzione dei modelli che vediamo circolare ai giorni nostri e che possiamo, in parte, ritrovare ancora nei listini di vendita odierni come la Fiat Cinquecento del 1991 che sostituisce la 126, vera e propria mini-rally car. La Punto, che sostituisce la Uno, lanciata nel 1993, si caratterizza da una linea innovativa da monovolume che riceve il premio auto dell'anno 1995. La Coupé del 1993 che sostituisce la X1/9 dotata di un 2000cc turbo e aspirato, di cui la prima serie a 4 cilindri, nella seconda serie introdussero il motore 1.8 e 2.0 turbo 5 clilindri 20 valvole. La Ulysse del 1994 che fu la prima grande monovolume di successo prodotta dalla Fiat, questa in collaborazione con il gruppo francese PSA (Peugeot 806 - Citroen Evasion) La Fiat Barchetta, autovettura spider con motore 1.8 disegnata da Andreas Zapatinas che riscosse un buon successo come spider economica. Le Fiat Bravo/Brava del 1995, caratterizzate da una linea moderna e da dimensioni da utilitarie più che da compatte come eredi della Tipo che ricevono il premio auto dell'anno 1996. La Fiat Marea del 1996, derivata dalla Bravo/Brava, come erede della Tempra. La Fiat Seicento nel 1998 come erede della Cinquecento di cui conserva il disegno generale. La Multipla, che riprende il nome della 600 Multipla, con sei posti e dimensioni da utilitarie, la quale riscosse un enorme successo, aiutata anche dal fatto che venne equipaggiata da un motore 1.6 alimentato a benzina e metano dalla grande economicità. Nel Settembre 1999 viene lanciata la seconda serie della "Punto" con motorizzazioni 1.2 8v 1.2 16v 1.8 16v benzina e 1.9 D aspirato e 1.9 JTD a iniezione diretta. Quest'auto ha avuto grande successo tant'è che oggi viene ancora prodotta e commercializzata con il nome "Punto Classic".

Questi modelli sono caratterizzati dalla presenza di varie motorizzazioni sia benzina 1.1, 1.2 8 e 16v, 1.4 aspirato e turbo(quest'ultimo montato sulla Punto GT), 1.6, 1.8, 2.0 litri aspirato e turbo sia nelle versioni 4 cilindri 16v che 5 cilindri 20v. questi modelli sono stati equipaggiati anche con motori a ciclo Diesel (1.7, 2.0 TD) e in taluni casi anche di motori elettrici o a doppio funzionamento (metano, con basse rese di potenza ma dalla grande economia di esercizio, e gpl, che oggi si è perfezionato e ha una resa del 90% rispetto alla benzina e consumi dal rapporto costo/km vicino al gasolio).

Il Progetto 178 [modifica]

La Fiat, da molti anni ormai, si è impegnata molto fuori dalle mura italiane e anche al di là dei confini europei, ma ha trovato mercati e "gusti" molto differenti da quelli italiani. I primi esempi di fabbricazione in grande serie di autovetture all'estero da parte dell'azienda torinese possono essere fatti risalire agli anni ottanta quando iniziò, negli stabilimenti brasiliani la fabbricazione di una berlina che ebbe uno scarsissimo successo di vendite sul mercato italiano una volta importata, la Duna. Nel Sudamerica invece il successo non mancò e da quella autovettura nacque il progetto successivo, quello della Palio, anch'essa importata in Italia ( e venduta fino al 2001) con un successo comunque migliore rispetto alla precedente. La Palio fa parte del "progetto 178" ovvero una serie di vetture della stessa famiglia differenziate prevalentemente dal mercato in cui venivano distribuite. Oltre alla Palio infatti di questa famiglia fanno parte la Fiat Siena (1997) e Fiat Albea del 2002, il Fiat Strada (pick-up venduto anche in Italia) e la Fiat Perla, aggiuntasi nel 2006 per il mercato Cinese.

Negli USA, in passato, Fiat fu marchiata con alcuni acronimi e soprannomi umoristici come per esempio "Fix It Again, Tony" (Riparala ancora, Tony), oppure "Found In A Trashcan" (trovata in un bidone). [2].

Produzione Fiat attuale [modifica]

Nel 2007 la Fiat ha prodotto 2.524.325 prodotti (8º gruppo al mondo) tra automobili, veicoli commerciali leggeri e camion [3].

Autovetture [modifica]

LA FIAT nel 2008 è risultata avere la gamma di autovetture con le più basse emissioni di anidride carbonica in Europa pari a 133,7 g/km.

Fiat Grande Punto.

La produzione attuale FIAT, forte di un grande rilancio del marchio e di ingenti investimenti sul settore auto, ha subito un upgrade importante per quanto riguarda la sicurezza e l'accuratezza dell'assemblaggio. Lo stile delle automobili di nuova concezione è stato affidato in gran parte a Giugiaro che ha saputo raccogliere grandi consensi internazionale sui suoi interventi, in particolar modo sul modello Grande Punto. Il centro stile interno invece, si è occupato della Nuova Panda.

La società torinese ha in catalogo attualmente:

  • Seicento nel segmento delle A;
  • Panda nel segmento delle utilitarie sostituisce il modello introdotto nel marzo del 1980 e viene proposta anche in versione a quattro ruote motrici con giunto viscoso, che richiama il concetto di piccolo SUV;
  • Idea nel segmento delle piccole monovolume;
  • 500 che affianca la Fiat 600 e la Panda nel segmento A, le più vendute;
  • Bravo tra le medie, segmento C, che sostituisce la vecchia Stilo, che fin dal lancio ha ottenuto un discreto successo;
  • Grande Punto sostituisce quasi del tutto la Punto (che però è ancora in commercio, con il nome Punto Classic ), modello più venduto in Italia ed ai primissimi posti in Europa del 2006, debutta sul mercato con gli stilemi del nuovo "family feeling" della Fiat, creata da Giorgetto Giugiaro, ha ottenuto ampi consensi sul suo stile sportivo ma equilibrato;
  • Multipla è giunta alla seconda generazione e ha un design del frontale meno particolare rispetto alla vecchia serie ma che conserva uno degli esperimenti di modulazione dello spazio interno più originali;
Fiat Bravo
  • Croma segna il ritorno della Fiat nel settore medio alto, oggetto di un recente restyling piuttosto criticato in quanto troppo simile alla concorrenza straniera (vedi:Volvo) ma ricordando la Stilo;
  • Doblò si può inserire in una categoria a sé stante, veicolo multispazio utilizzabile sia come trasporto passeggeri che come trasporto merci;
  • Qubo veicolo da lavoro multispazio per uso anche familiare che affianca Fiat Doblò nella stessa categoria
  • Ulysse monovolume che sostituisce l'altra versione e ne aumenta la comodità e la potenza, il bagagliaio è molto ampio.
  • Sedici mini SUV prodotto dal 2006 e frutto della collaborazione con Suzuki. La Sedici pubblicizzò anche le olimpiadi di Torino 2006.
  • Punto Evo viene lanciata sul mercato europeo nell'ottobre 2009. È il restyling della Grande Punto ( la quale rimarrà ancora in vendita, ma con meno motori e allestimenti). Presenta nuovi interni più curati e di qualità, monta i nuovissimi motori MultiAir ed è stata rinnovata nel frontale e nel posteriore. E' già record di prenotazioni.
  • Nel 2007 viene prodotta una quarta World car: la Fiat Linea. Questa però a differenza delle altre, non fa parte del progetto 178, infatti deriva dalla Grande Punto e oltre ai mercati emergenti (dove viene posta in una categoria superiore rispetto alle altre World car Fiat) viene venduta anche in alcuni paesi dell'Unione europea (come Spagna e Germania dove gode di tutti i sistemi di elettronica e dispositivi di sicurezza della Grande Punto). Nessuna notizia invece dell'eventuale commercializzazione anche in Italia, che non è stata esclusa.

I motori di nuova concezione spaziano dal 1.2 da 69cv aspirato della Nuova 500 al 1.4 turbo da 150cv per la Bravo, passando per i 1.3 multijet da 75cv e 90cv, il 1.6 multijet da 90, 105 e 120 cv, 2.0 multijet con testata 16 valvole da 165cv e il più potente 2.4 multijet 5 cilindri da ben 200cv montato sulla Croma. È attualmente allo studio in fase avanzata un 900 cc. a 2 cilindri in alluminio che promette emissioni molto basse di CO2 e manutenzione ridotta.

venerdì 16 luglio 2010

Da questo momento lasciamo le più lussuose per andare alle più costose..... la magnifica Bugatti.

I primi esemplari di Bugatti sono considerati i due modelli progettati e costruiti da Ettore Bugatti tra il 1900 e il 1901, con l'aiuto finanziario del padre Carlo e della famiglia Gulinelli di Ferrara. Conosciuti come Bugatti-Gulinelli Type2, ne furono prodotti probabilmente solo due esemplari e uno di questi vinse il GP di Milano del 1901, permettendo a Ettore di essere notato dall'alsaziano de Dietrich [1]

La casa attuale invece nacque nel 1909, quando l'italiano Ettore Bugatti la fondò a Molsheim, in Alsazia (a quei tempi territorio tedesco, ma per convenzione la casa automobilistica viene da sempre classificata tra quelle francesi essendo l'Alsazia ritornata alla Francia dopo il trattato di Versailles), dopo aver lavorato per la Mathis e per la Deutz AG. La Bugatti si fece notare immediatamente per la bellezza delle vetture, leggere e sportive che ebbero pure buoni risultati in alcune competizioni, nonostante ciò, per i primi trent'anni, si continuò ad utilizzare lo stesso schema per il telaio e si rifiutarono alcune innovazioni, tra cui la sovralimentazione, i motori a sei cilindri e gli alberi a camme in testa.

Il primo modello fu la Tipo 13 Brescia che venne prodotta dal 1910 al 1926 seppur con diverse cilindrate; seguirono la Bugatti Tipo 35 dal 1922 al 1935 e la Tipo 37. Nel 1923 la casa partecipò al Gran Premio di Francia a Tours con la Bugatti Tipo 32 "Tank" ma le vetture presentarono gravi inconvenienti di tenuta stradale. Per la 500 miglia di Indianapolis, invece, si decise di schierare una Tipo 35 rimaneggiata dal progettista di aerei da caccia Becherau, ma anch'essa manifestò alcuni problemi legati alla lubrificazione. Fu dal 1925 in poi che la Bugatti iniziò a vincere regolarmente, in particolare nella Targa Florio, che dominò per quattro anni di fila. Dopo la morte del figlio di Ettore, Jean, la casa perse lo splendore che l'aveva resa celebre nell'ambito delle corse.

Uno dei modelli più famosi prodotti dalla Bugatti fu la Bugatti Tipo 41 Royale (1927), progettata per essere venduta a regnanti e capi di stato. Fu l'auto più costosa del suo periodo ma non incontrò il successo sperato.
Nel frattempo la casa aveva perso smalto, infatti nelle competizioni era sfavorita dalla meccanica troppo classica e obsoleta delle sue vetture e solo l'introduzione di doppi alberi a camme in testa e il riutilizzo dei propulsori della Royale nel campo ferroviario le evitarono il tracollo.

Tuttavia all'inizio della seconda guerra mondiale la produzione venne arrestata e la Bugatti malgrado i tentativi di ripresa dopo il conflitto cessò di esistere negli anni cinquanta.

L'imprenditore italiano Romano Artioli comprò i diritti della marca nel 1987 poi fondò la nuova fabbrica automobilistica a Campogalliano vicino Modena. I nuovi modelli rispettarono la tradizione della Bugatti anche riguardo il costo: nel 1995 la versione più accessoriata della EB110 costava oltre un miliardo di lire. Le difficoltà finanziare costrinsero Artioli a vendere l'industria.

Nuova Bugatti Veyron

Oggi [modifica]

Il marchio Bugatti è di proprietà del Gruppo Volkswagen, che l'ha acquistato nel 1998 e ne ha rilanciato l'immagine con una supercar: la EB 16.4 Veyron (EB è l'acronimo di Ettore Bugatti), con un motore W16 (da qui il 16 nel nome e 4 le turbine) da 1001 CV dichiarati (effettivi circa 1040) e 8.0 litri di cilindrata, dotata di trazione integrale e cambio sequenziale DSG a doppia frizione a 7 rapporti (più retromarcia).

Al salone di Francoforte 2007 è stata presentata un'edizione limitata (5 esemplari) della Veyron denominata "Pur Sang", caratterizzata da cerchi forgiati di diversa foggia e dall'assenza di verniciatura (l'auto diventa bicolore grigio specchiato/nero, grazie alla combinazione di alluminio e carbonio usati per la carrozzeria), e da un prezzo ancora più esorbitante: attorno al milione e mezzo di euro .

Al Pebble Beach Concours Bugatti ha presentato la Versione "Targa" della Bugatti Veyron 16.4, la Bugatti Veyron 16.4 Grand Sport, messa in vendita ad aprile 2009, al prezzo di 1,4 milioni di Euro (tasse escluse). Le Prestazioni "Fisiche" saranno a parimerito con la versione Coupé, tranne che in Versione Top-Out la velocità si autolimiterà automaticamente a 360 km/h, accelerazione sarà invariata, sia a versione scoperta che chiusa (2,5 s). Sempre a Pebble Beach Sono state presentate nuove colorazioni per la Versione Speciale della Veyron FBG par Hermés, presentata nell'aprile 2008 al salone di Ginevra.

Ora la versione coupé dovrebbe essere quasi esaurita e Bugatti si appresterà a produrre i 150 esemplari della Grand Sport, il primo esemplare è stato venduto a 3 mln di dollari all'asta del concorso di Pebble Beach.